PROGRAMMA:
Domenica 10 Febbraio 2013 dalle ore 10 alle ore 17.
A cura di:
Eugenio CIPOLLONE
Titolare dello Studio INSULA Architettura e Ingegneria
Paola UGOLINI
Critica d’arte. Curatrice dei programmi di formazione sull’arte di ARTEPRIMA
Francesco CASCINO
Presidente e Direttore Artistico di ARTEPRIMA
Il Mandrione è un’area urbana del IX Municipio di Roma. È posto alla destra del tratto iniziale della via Casilina, nel quartiere Q.VIII Tuscolano. Prende il nome dalla via che la attraversa, da via Casilina (altezza Pigneto) a via Tuscolana (altezza Porta Furba), la quale a sua volta si rifà all’antica usanza di portare nei prati di allora mandrie a pascolare.
http://magazineroma.it/2007/11/le-periferie-il-mandrione-e-quando-nelle-baracche-ci-vivevamo-noi
Luogo di elezione per Pier Paolo Pasolini, l’area nasconde tesori straordinari che visiteremo con i nostri Soci e amici con la guida dell’Architetto Eugenio Cipollone, tra i quali l’Acquedotto Felice, Villa Lais, la Zona Lais…. Vedremo inoltre studi di artisti e architetti contemporanei (Alfredo Pirri e Alessandro Sarra) che visiteremo con la guida di Paola Ugolini, per respirare l’aria dei luoghi dell’originalità, della genuina costruzione di valori di strada che pervadono, ancora oggi, l’immaginario cinematografico degli autori più colti e il bagaglio di informazioni di molti tra gli artisti più importanti e attenti del mondo. Si pranza da Betto e Meri…..
VILLA LAIS (Zona Lais)
L’antica chiusa (appezzamento di terreno agricolo) insisteva in un’area limitrofa all’Acquedotto Felice, interessata dal passaggio della Marrana: il Catasto Gregoriano del 1818 mostra il nucleo originario caratterizzato da un edificio composto da un’aggregazione di vari corpi di fabbrica, denominato “casa da vignarolo e tinello”; la proprietà risulta condivisa tra Rosa Costantini e Giuseppe Merolli.
Alla chiusa sono connesse la casa di abitazione della Costantini, con una cappella privata “sotto il titolo di S. Antonio” e due “Valcherie” (dal verbo gualcare = battere) opifici per la lavorazione della lana presso il corso dell’Acqua Mariana, una di proprietà Merolli e l’altra di Vincenzo Frattini. Nella carta di Roma della Congregazione del Censo del 1839 il nucleo principale appare composto da tre edifici la cui disposizione a semicerchio, orientata verso la via Tuscolana e ad essa collegata da un lungo viale alberato, ricorda la tipologia “a corte aperta” così frequente nelle fattorie dell’Agro romano; il plesso edilizio si relaziona al terreno agricolo circostante sia come centro delle attività domestiche e produttive sia, al tempo stesso, come insediamento abitativo e residenziale. Nella pianta von Moltke del 1845-52 la vigna risulta di proprietà “Polameroli”, mentre ritorna il nome “Costantini” nella pianta dell’Istituto Topografico Militare dei 1872-75: in essa è compresa la chiesa “sotto il titolo di S. Antonio” e una cava di pozzolana, grande risorsa economica di questa parte del Suburbio. La valcheria Frattini, a testimonianza di una riconversione produttiva dell’opificio, è ora denominata “Molino S. Pio V”, ancor oggi esistente come “Mulino Natalini”. “Vigna Costantini” è ancora nella pianta di Enrico Kiepert del 1881, ma nella tavoletta dell’IGM del 1906 il nucleo centrale dei tre edifici viene a far parte degli “Orti Lais” e la valcheria Sartori diviene il “Molino Lais”, oggi sede di studi di architettura.
Dal 1872, anno in cui la Villa Santacroce risulta di proprietà Lais, si assiste dunque al progressivo insediamento di questa famiglia romana nella zona, che porterà alla trasformazione della rustica vigna in residenza borghese suburbana, senza per questo cancellarne la funzione. Una ragione certa degli interventi di trasformazione ci è testimoniata da un’epigrafe che sembra paleocristiana a memoria della dedicazione alla Vergine Madre di Dio, nel 1905. Il Lais (1853-1941), ingegnere idraulico e presidente del Consorzio dell’Acqua Mariana, fu erudito conoscitore di storia romana e lasciò una memoria sulla Marrana, più volte ricordata dal Tomassetti, ricca di riferimenti documentari e di notizie sulla storia e l’uso di essa dal Medioevo agli inizi del ‘900.
ARCHITETTURA
Attualmente il complesso conta otto edifici di varie dimensioni con differenti destinazioni di uso. Sull’asse secondario, che originariamente collegava la chiusa al mulino (oggi Natalini) sulla Marrana, insistono tre casali di forme rustiche. La vaccheria, che espone una piccola targa con la data 1901, il casale, oggi occupato dall’A.M.A., ma forse in origine abitazione di servizio, risalgono agli inizi del ‘900; il terzo, anch’esso alloggio di servizio, è di epoca più recente non comparendo nella pianta Marino-Gigli del 1934. Le caratteristiche architettoniche richiamano l’aspetto rustico dei casali agricoli come pure quelle di altri due piccoli manufatti limitrofi al casino principale, la casa del giardiniere e il garage scuderia.
La serra presenta invece una diversa qualificazione architettonica nei prospetti, caratterizzati da semipilastri aggettanti coronati da semplici capitelli e architrave di gusto classico. L’edificio principale riveste invece un maggior interesse tipologico: esso denuncia la sua origine aggregativa a un’aggiunta semicircolare, sede della piccola cappella privata, e l’altro decorato come una torretta, con finti beccatelli e finestrini ad arco, evidente richiamo al motivo della torre caro al gusto eclettico del revival medievale e rinascimentale. La cappella, quasi un’abside rovesciata, sfrutta invece temi ornamentali di provenienza paleocristiana e romanica: all’esterno è visibile l’uso della cortina di mattoni interrotta in alto da file di dentelli ottenuti con spigoli di mattoni trasversali e l’ingresso è dotato di una soprapporta con timpano triangolare e peducci scolpiti in forme romaniche che racchiude un dipinto a falso mosaico con una croce centrale tra colombe affrontate.